Non vi è nulla di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!
Passaggio dalla melodia all’armonia, quindi, possibilità armoniche.
Cambiamento della forma in altre e da queste in molteplici successive, così con la trasformazione e modificazione ne risulterà una metamorfosi.
Supporto per ogni tipo di linguaggio è la tecnica, in tutte le arti, dalle più significanti alle meno. Io non credo che vi siano arti più ed arti meno. Ogni linguaggio è a sé stante.
L’uomo è come un filo sospeso in ogni espressione artistica.
Colui che canta a Dio un canto di speranza vedrà compiersi il suo voto.
Vuoti e pieni si rincorrono su di una superficie, per creare ombre e luci composte in equilibrio di spazi.
Tecnica e materia devono piegarsi all’idea e così i volumi sono subordinati alla linea conduttrice dell’idea.
Dare leggerezza alla materia. Pretesto per elevarsi dal concreto.
Il soggetto di un’opera è pretesto per spazi, ombre, vuoti e pieni, luci, chiaroscuro, che si ricreano, formando sensazioni che suscitano emozioni nel fruitore ma anche nell’artista.
Danza, movimento, turbine modellato, ritmo su equilibrio musicale. La danza rompe lo spazio, creando nuove simmetrie con forme che hanno ombre e luci senza schemi predeterminati.
Il significato viene prima della forma.
Come prua di nave che fende l’acqua, così sia il mio grido di passione, per implorare e schiantare questo tempo ingrato, prodigo e duro.
L’idea nasce da una compenetrazione di frammenti culturali, di qualche cosa che dall’esterno entra, si elabora, si trasforma in una nuova forma, che ha identità antica e contemporanea e nello stesso tempo futura, sino ad essere essa stessa idea materia, corpo.
Figurazione del corpo umano, figura tratta da un’idea, o da una sensazione, non cambia il problema dell’arte, che è di individuare un’immagine e di placarsi in essa.
Tutta la vita non è altro che domande divenute forma,che portano in sé il nocciolo della risposta e risposte gravide di domande. Chi ci vede qualche altra cosa, è un pazzo.
Benvenuto Gattolin nasce a Caverzere (VE) nel 1942. Si è diplomato all'Istituto d’Arte Pietro Selvatico di Padova: scultore, ma anche Maestro d’Arte per la pittura decorativa, ceramista, restauratore, scenografo, vetratista.
Ha insegnato per dieci anni educazione artistica in una scuola media di Milano.
Nel corso della sua carriera artistica ha realizzato numerose mostre di pittura e scultura sia personali che collettive.
Vincitore di concorsi, gli sono state commissionate medaglie commemorative e monumenti celebrativi, realizzazioni scultoree e lavori di restauro.
Ha operato in più di 36 luoghi di culto con interventi di arredo di arte sacra: pale di altare, bassorilievi, tabernacoli ed amboni.
Le sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e nel mondo.
Si sono occupati della sua arte numerosi critici con articoli su riviste e cataloghi qualificati nazionali ed internazionali.
Benvenuto Gattolin vive ed opera in Assisi.
Non ci si deve aspettare da questa mostra un’antologia della complessa ed articolata storia artistica di Benvenuto Gattolin, bensì un sostanzioso compendio che ne manifesta l’estro e le virtù. I suoi lavori occupano uno spazio enorme in quanto frutto di incessante impegno di decenni. L’artista, dopo aver conseguito una solida formazione teorico pratica, si è espresso in moltissimi ambiti della rappresentazione, con risultati a volte di assoluto valore, sempre di grande efficacia e qualità. Tecniche e materiali lo hanno visto interprete da quasi cinquant’anni: scultura in legno, bronzo, pietra, incisione, disegno, pittura, arte vetraria, restauro, ogni volta con maestria: la regola che si coniuga con una non comune sensibilità artistica. Prima di tutto però è uno scultore e il mondo che trapela dalla sua opera è accogliente e vero, perché esposto da una visione che si avvale di una meditazione intensa sul vissuto e che traccia contorni esistenziali privi di ingiustificate enfasi, che mirano bensì all’essenziale dell’uomo. La sua fonte privilegiata è la natura, quella umana soprattutto; anche quando esprime i significati e le vicende del sacro è sull’essere umano che la sua attenzione fa centro. Ma lo affascinano anche altre forme viventi, per lo più uccelli a cui assegna un’estensione fantastica, al limite del surreale o tendente all’astrazione. Il suo stile personale è espresso con una costanza non comune, Benvenuto è morbido, le sue forme attraggono vista e mente verso un alveo che si potrebbe dire materno. Raro è il sottosquadro e comunque sempre temperato dalla linea curva che, quando ci convive, lo antagonizza fino quasi a spegnerlo a vanificarlo. Si coglie nell’evoluzione delle anse, concave o convesse, un’ispirazione e un riferimento alla mutevole profilatura delle dune, emblema del deserto, luogo di assolutezze e silenzi, di purezze e disintegrazioni; una sensualità tenera e intensa si stende sulle levigature facendo vibrare, fremere il metallo, il minerale o la fibra del legno. Nelle sue sculture, nei bassorilievi, così come nel suo netto segno di matita o di pennello, si rintracciano affetti profondi, spesso mediati dalla religiosità, da cui fluisce evidente la fede, ma incredibilmente umani di un’umanità senza censure, intensa e vissuta. Sentimenti vari, tutto il repertorio che appartiene all’uomo, dalla gioia al dolore, con il compendio integrale di ciò che vi è racchiuso all’interno. Un solo pudore lo frena, quello che non gli fa rappresentare la sacralità del volto, anzi sovente il vuoto che sostituisce i visi delle figure sante è ideale ricettacolo del volto dell’osservatore, del fedele: un invito alla partecipazione, alla condivisione, addirittura all’immedesimazione. Il guscio che è orfano del tuorlo, il calice, il grembo. Ma la grande grazia che contraddistingue il suo approccio con la materia e insieme la sua formidabile tecnica forniscono prodotti di delicata comunicazione, anche quando tra le curve, i vuoti, le espansioni, risuona l’urlo, il gemito, il rantolo malinconico o l’inno di acuta felicità. Una sintesi equilibrata la sua opera, che armonizza pensiero, sentimento, nobile manualità, quindi un artista che conosce il lavoro, sa usare gli strumenti e governa il materiale per ottenere esattamente ciò che progetta. Tutto questo mediante una cifra stilistica che è originale e riconoscibile. Connotati, oggi, di indubbia rarità. Enrico Sciamanna
Realizzo nel mio Studio d’Arte: opere su commissione, libere o a tema, in legno, bronzo e marmo, nelle dimensioni richieste, per collezioni private, per arredo di interni ed esterni. Opere pubbliche di arredo urbano, opere di arte sacra per luoghi di culto e cappelle private. Studio e realizzazione di vetrate artistiche. Lavori di restauro. Crediti